Pizzo Calabro




Pizzo è un borgo sulla costa, arroccato su di un promontorio al centro del Golfo di Sant’Eufemia. Il suo territorio comprende una costa frastagliata, contraddistinta da spiagge sabbiose in alcuni tratti e da scogli in altri. Sulla costa Nord Est, dalla pineta Mediterranea fino alla foce del fiume Angitola si estendono quasi 9 km di ampie spiagge sabbiose. Appena dopo il fiume si alza la montagna di Vibo, che fa da cortina al territorio, che ha il suo confine con Maierato e Vibo Valentia in alto, sul crinale delle colline. Più a Sud, dove si innalza il masso tufaceo su cui nasce e si sviluppa Pizzo, la costa diventa rocciosa con numerose calette e zone ricche di scogli naturali, nonché diverse grotte, fra cui la Grotta Azzurra, riaperta negli ultimi anni, dopo vari interventi per la protezione dal moto ondoso.
Nella zona centrale troviamo la spiaggia della Seggiola, piccolo fiordo al centro del masso tufaceo su cui è arroccato l’abitato su cui domina il Castello Aragonese eretto nella seconda metà del XV secolo da Ferdinando I d’Aragona e la Marina, graziosa località balneare nonché ritrovo notturno. Per raggiungere Pizzo in auto, dal Nord dell’Italia, si può prende la A1 Milano-Napoli e si prosegue percorrendo l’autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria sino lo svincolo di Pizzo. In treno ci sono ben due stazioni che permettono di arrivare a Pizzo: quella di Lamezia Terme e quella di Vibo Valentia-Pizzo. L’aeroporto più vicino è quello di Lamezia Terme che dista circa 25 km dal centro.
Come per molte altre località calabresi, nei secoli scorsi è stata cercata una origine nell’antica Magna Grecia, con qualche eroe eponimo. Così oggi alcuni ripetono che Pizzo è stata fondata da Nepeto ai tempi dell’antica Grecia. Ma non c’è nessuna evidenza di ciò, anche se localmente qualcuno usa per motivi commerciali la dizione “napizia”, e la voce “napitini per gli abitanti. Ci sono notizie certe dell’esistenza di un forte e di un borgo solo a partire dal 1300, e dell’esistenza della comunità di monaci Basiliani, mentre restano tracce nel territorio di un’antica attività di pesca, specialmente al tonno. Il nome Pizzo ( = becco d’uccello, punto sporgente) si attaglia perfettamente al promontorio tufaceo che sporge sul mare, elevandosi dalla foce del fiume Angitola, fino alla spiaggia della Marina, dove fu collocato nel XV secolo anche il piccolo forte Aragonese, detto oggi Castello Murat, per i tragici eventi del 13 ottobre 1815.
La posizione forte, e il castello favorirono la crescita del borgo marinaro, anche per la fortunata attività di pesca del tonno. Per secoli, i tonni, nel mese di maggio giugno, raggiungevano a milioni le spiagge del golfo di S. Eufemia, e ivi sorsero le famose tonnare di Bivona, e di Pizzo. Proprio a fianco della Chiesa della Piedigrotta, nella spiaggia denominata Prangi, nella zona detta Centofontane, per l’esistenza ancora attuale di moltissime fonti di acqua dolce, il rais ed i suoi uomini collocavano, fino agli anni settanta la tonnara che veniva tenuta da cavi che partivano dalle rocce a terra, sotto l’attuale Chiesa di S. Francesco di Paola. Nelle rocce a mare ci sono le tracce di questa attività. È crollato l’arco di pietra che teneva il cavo, ma si notano piscine, scale, scavi, vaschette, irrorati dalle fonti di acqua dolce oggi poco copiose, dove probabilmente si lavavano i tonni. Nel mare appaiono sommersi oggi cinque lunghi moli perpendicolari, in località Prangi /CentoFontane / grotta del Bue.
Nella zona Piedigrotta /Prangi sono quasi crollate le grotte del Bue (si pensa che ci fosse ancora in epoca ottocentesca la foca monaca, detta bue marino), e del Saraceno /Centofontane. La grotta del Saraceno, immensa, oggi pericolante è oggetto di una tradizione secondo cui per anni fosse usata dai pirati saraceni e barbareschi, come deposito delle prede e delle persone catturate nelle incursioni nei paesi dell’interno. Ciò è possibile considerando che quella zona del litorale è rimasta spopolata per secoli proprio a causa dell’incessante azione banditesca di pirati di diversa origine, impegnati nella cattura del bestiame umano (schiavi), forza motrice dell’antichità. Pizzo era famosa in epoca borbonica come località di arrivo della nave postale da Napoli, anche se non aveva un porto vero e proprio, e come posto di provenienza di pesci prelibati, in primis il tonno, fresco o sott’olio. I re Borboni spessosi facevano venire il tonno ed altri pesci, per cui Pizzo andava famosa.
I Borboni fecero qualche intervento per Pizzo, e c’è traccia del viaggio del 1854 del Re Ferdinando II, che venne in Calabria con l’esercito napoletano in esercitazione armata, e con il figlio Francesco (da lui chiamato Ciccillo). Una notte il Re era rimasto impantanato alla foce del fiume Angitola, ed i Pizzitani gli offrirono ospitalità, in case signorili, ma il re volle accettare l’ospitalità del convento di San Francesco di Paola, cui era devotissimo. Si tramanda che il convento fosse assolutamente impreparato a ricevere il re e che non avessero nemmeno l’acqua. Sul corso c’è la targa che ricorda l’evento. Il castello testimonia la presenza degli aragonesi nel XV secolo.
Proprio in questo luogo, il castello Aragonese, fu tenuto prigioniero e in seguito condannato a morte Gioacchino Murat, re di Napoli e cognato diNapoleone Bonaparte. Venne fucilato il 13 ottobre 1815, dopo alcuni giorni di prigionia e un processo fatto nella sala principale del castello e fu poi sepolto nella chiesa di San Giorgio. Oggi il castello aragonese di Pizzo viene denominato Castello Murat. All’interno del Castello c’è il museo provinciale murattiano.
Cucina
Il tonno sott’olio è prodotto da varie industrie locali che trasformano in pregiati prodotti di eccellenza il tonno catturato nelle locali tonnare da tempo immemorabile.
Il tartufo di Pizzo e la nocciola imbottita si possono gustare nelle molte e vivaci gelaterie nella piazza del paese. Il tartufo rappresenta un dei fiori all’occhiello della gelateria di Pizzo. I surici, eccellenti pesciolini pescati localmente si possono gustare nei vari ristoranti di Pizzo.
Economia
Le principali risorse di Pizzo sono:
- il mare;
- il turismo;
- le specialità gastronomiche;
- il tartufo.
Agricoltura
Sviluppata attività agricola nella zona della foce del fiume Angitola, fino a Francavilla, e attorno ai residui della immensa antica pineta marina. Prelibate e famose le fragole,esportate in tutta Europa. Attività di vivai di piante sul lido sabbioso e pastorizia nella parte a monte verso Majerato. Alcuni esercizi di agriturismo. Molto decaduta la pesca, da quando la pesca ai tonni si fa in alto mare, e per l’impoverimento delle acque dovute sia alla pesca intensiva che a fonti di inquinamento di alcuni stabilimenti nei comuni vicini. I tonnaroti pizzitani, imbarcati sui pescherecci salernitani, o siciliani o tarantini, si trovano in grave crisi occupazionale, per il recente blocco delle attività imposto dall’Unione Europea.
Particolarmente prelibati ma poveri di vero interesse economico, alcuni pesci dei fondali, come il murice, pesce di origine tropicale, chiamato surice dai pizzitani, ottimo fritto. Anche il “pesce porco”, in dialetto, è un pesce tropicale emigrato nei nostri mari, il pesce balestra del Mar Rosso. Rarefatti ormai i saraghi, le orate e le spigole, vero tesoro della pesca pizzitana. Molti marinai pizzitani imbarcati su navi da crociera e su mercantili girano per il mondo. La locale Scuola Nautica, esteticamente non ben collocata sul litorale, forma marinai, costretti alla dura vita lontana da casa. Resta una notevole attività edilizia, in un terreno purtroppo molto malridotto dalle frane, per la friabilità sia delle masse tufacee, che dei terreni di riporto dei molti torrenti dal corto percorso che hanno scavato la costa.
Industria
Scarse le presenze industriali, da quando sono emigrate altrove le antiche “tonnare” cioè gli stabilimenti della lavorazione del tonno, famosi i due antichi marchi Sardanelli e Callipo.
Turismo
Molto attivi alcuni villaggi residenziali internazionali sul litorale sabbioso a nord del Pizzo vero e proprio, mentre in città sono stagionalmente impegnati i ristoranti della Marina, e le gelaterie del lido. Contrariamente ad un andamento in passato concentrato sul mese di agosto e qualche settimana in luglio, ultimamente i villaggi della costa sono popolati di turismo non stagionale anche se di breve permanenza, provenienti dai paesi dell’Est e dai paesi del Nord Europa. La chiesetta di Piedigrotta e il centro richiamano un turismo di volata, proveniente dai villaggi di Tropea e della costa Vaticana. Affollate le notti estive pizzitane, alla Marina e nella piazza, ma si tratta spesso di persone provenienti dall’entroterra Vibonese.
Infrastrutture e trasporti
La relativa vicinanza (30 km) dall’aeroporto di Lamezia Terme, rende Pizzo facilmente raggiungibile da tutta Italia e dall’Europa.
La ferrovia passa a Pizzo da un secolo almeno, con la vecchia linea che dalla Stazione di Eccellente passa in un paesaggio fiabesco fino a Tropea, e resta la vecchia stazione sul litorale a sud. La nuova stazione in comune con Vibo Valentia, sorge sulla montagna, più nell’interno.
L’autostrada Salerno Reggio Calabria ha un’uscita a Pizzo, molto usata per raggiungere Tropea e la costa di Capo Vaticano. Gli alberghi, i villaggi residences, e i campeggi più affollati. Il turismo, con base a Pizzo, può avvalersi del vicino ed ampio comprensorio di tutta la provincia di Vibo Valentia, sia verso il mare che verso l’entroterra.